Descrizione
Del Natale ci parlano i pastori di un tempo lontano, voci di secoli remoti ancora riconoscibili e toccanti. Dal Medioevo inglese discende a noi la lucida osservazione del reale, la risata dissacrante, la familiarità del rapporto con Dio. I dialoghi raccontano la fatica di vivere e la durezza del lavoro, evocano la fame, il freddo, la desolazione di chi la notte segue il gregge sulla brughiera. A portare sollievo è l’episodio centrale, una gustosa parodia della Natività in cui il ladro di pecore ruba e insieme alla moglie nasconde in culla una pecora. La comica evocazione dell’Agnello si accompagna alla strepitosa recita della “puerpera” di fronte ai pastori che hanno scoperto il furto: «Ah, il mio ventre! Se mai vi ho ingannato, possa io mangiare, buon Dio ti prego, il bimbo che sta in culla». Ma da ultimo, dopo il lamento e la rabbia, dopo lo spasso e il conforto, i pastori della campagna inglese guidati dall’Angelo muovono verso Betlemme, dove con poveri doni e tenerissime parole adorano il Bambino. Con una nota di Mariapia Veladiano.