Descrizione
Una delle caratteristiche più affascinanti della scienza è la capacità di spalancare scenari inediti e di auto-correggersi. Per molto tempo l’evoluzione umana è stata concepita come una scala lineare di progresso, una successione di specie che, una dopo l’altra, doveva necessariamente culminare in Homo sapiens. Oggi sappiamo che non è così e che la storia naturale dell’umanità è stata molto più intricata e interessante. Il modello più adeguato per descriverla è un albero lussureggiante di forme umane, con diversificazioni e convivenze fino a tempi recenti. La nostra giovane specie, nata per ultima in Africa e poi diffusasi in tutto il mondo, è dunque uno dei protagonisti di questa partitura a più voci. L’isolamento geografico, lo spostamento sul territorio, le espansioni e le migrazioni sono stati i fattori chiave di questa evoluzione. A partire da due milioni di anni fa le specie del genere Homo hanno cominciato a diffondersi fuori dall’Africa a più riprese, andando a comporre il mosaico della nostra diversità. Oggi, grazie al programma di ricerca fondato da uno straordinario scienziato italiano, il genetista Luigi Luca Cavalli Sforza, sappiamo far convergere i dati genetici comparati, le evidenze paleontologiche e quelle archeologiche, gli indizi del paleoclima, le storie delle culture al fine di ricostruire i dettagli della diversificazione non soltanto delle diverse specie umane, ma anche delle popolazioni all’interno di Homo sapiens. E una storia scritta nei geni, nei popoli e nelle lingue, che ci racconta da dove veniamo, come ci siamo diffusi e perché siamo al contempo così diversi e così uniti. L’evoluzione ha quindi acquisito una dimensione non più soltanto temporale (le genealogie e le trasformazioni delle popolazioni biologiche), ma anche spaziale e geografica. Il modo in cui i gruppi umani si sono distribuiti sul territorio, si sono spostati e hanno interagito con l’ambiente fisico è fondamentale per capire la nostra storia.