Descrizione
Una gallina di nome Leafie non sopporta la cattività del pollaio. Quando finalmente riesce a fuggire e a soddisfare la sua voglia di libertà scopre che il mondo è un luogo ostile, popolato da predatori come la donnola One-Eye. Quando trova un anatroccolo, rimasto orfano a causa di One-Eye, Leafie decide di allevarlo come se ne fosse la madre, nonostante le innumerevoli differenze che separano le due specie. La forza dei coreani è quella di cimentarsi pervicacemente anche con generi a loro ignoti, mettendo da parte la timidezza del neofita e prendendo il toro per le corna. È successo così con il wu xia, genere che hanno lentamente fatto loro, ora avviene con il cinema d’animazione, da sempre appannaggio di Stati Uniti, Giappone, Francia e altri in seconda battuta, ma mai prerogativa della Corea del Sud. Guardando Leafie tutto si direbbe meno che questo. E non è solo una questione di tecnica, per la ricchezza degli sfondi – una gioia per gli occhi scorgere i particolari nell’intrico della foresta – o di nostalgia, per un’antropomorfizzazione degli animali di stampo classico. In Leafie vive lo spirito del cinema di animazione pedagogico anche nella sua crudeltà, quello della Disney classica di Bambi o delle fiabe di Hansel e Gretel. I bambini piangeranno, ma non è forse vero che è anche questo un veicolo per portare il messaggio a destinazione, dove tanta animazione recente con la sua melassa non riesce più a comunicare alcunché? Il sottotitolo italiano recita “Una storia di amore”, sciatto e ovvio, dove quello internazionale suonava come “Una gallina in libertà” – voci originarie affidate a un cast di prima grandezza: Choi Min-sik (Oldboy) per Wanderer e Moon So-ri (Oasis, La moglie dell’avvocato) per Leafie – ma nessuno dei due rende l’idea sul tema portante di un film intriso di etica coreana: una storia di sacrificio ancor più che di amore, quello di una madre goffa e inadeguata che, per amore di un cucciolo non suo, affronta ogni genere di ostacolo, ben oltre le capacità che la natura le ha concesso. Non è dato sapere se Leafie (sceglie di) ama(re) Greenie per amore di Wanderer o per spirito di abnegazione materna – lo stesso che la porta a coccolare anche i cuccioli della più spietata tra le predatrici, colei che ha ucciso i genitori di Greenie – quel che conta è che l’affetto che prova è smisurato e invincibile. Addio sentimentalismi e melensi canzoni consolatorie, un benvenuto al politicamente scorretto e alla crudezza del reale, con oche e passerotti intenti a defecare, per lazzo (le oche) o come arma (i passerotti). Una prova di forza sorprendente per il cinema coreano, una possibile svolta per quello di animazione nel suo complesso.