Descrizione
Dopo aver aperto una salutare breccia nella retorica nazionalistica con “Terroni”, Pino Aprile racconta, dati alla mano, come e perché in Italia oggi la disuguaglianza non ha eguali. E l’italiano il cittadino europeo con meno diritti di tutti, e in special modo se vive a Sud o nelle aree periferiche, se è in cerca di occupazione o l’ha persa, se è giovane, se è donna (e figuriamoci poi se è una madre single). Un Paese il nostro che, come fosse la feroce e grottesca nemesi di Robin Hood, aggiunge ogni volta disuguaglianze su disuguaglianze: soccorre i ricchi a spese dei poveri, i garantiti a scapito di chi non ha tutele, toglie risorse a chi ne ha di meno, investe solo dove c’è tutto. In Spagna, tanto per dire, l’alta velocità partì dalle regioni più povere, per favorirne la crescita: da noi esattamente il contrario, e a costi sette volte superiori rispetto alla confinante Francia. A Matera intanto, alla faccia della capitale europea della cultura, sono ancora lì ad aspettare il treno: da un secolo e mezzo. Un Paese senza una reale politica dello sviluppo, o per la famiglia, a parte episodiche regalie. Un Paese quindi più di sudditi che di cittadini, perché senza equità non ci può essere davvero cittadinanza, e senza diritto solo privilegio. Ecco perché questo libro urticante è destinato a diventare il vero banco di prova di ogni governo: perché solamente diventando meno iniqua l’Italia potrà ancora esistere.